L’ombra (esercizio letterario)

L’ombra si sveglia di soprassalto. Ancora quel dannato allarme. Ancora un dannato giorno che ricomincia nello stesso dannato modo.
L’ombra si scrolla di dosso il peso del passato e crede di smanacciare l’orologio squillante che turba gli incubi rassicuranti, nei quali si immerge a tal punto da dimenticare chi è stata e come si è ridotta così.
L’ombra si sfrega la sua dannata faccia, con l’acqua penetrante, mentre getta inutilmente uno sguardo distratto allo specchio in disuso. Le vecchie abitudini sono dure a morire.

Essa ripercorre il rito della colazione, già sazia senza cibo, ed esce in ritardo dal portone, tanto non timbra il cartellino. L’ombra non saluta nessuno. Le buone abitudini sono le prime ad essere trascurate.

Attraversa, letteralmente, la folla indifferente, che non la noterebbe neppure se fosse dotata di una qualche consistenza. L’ombra non va a lavorare, ce n’è poco e lo lascia agli altri.
L’ombra non era così, l’ombra così lo è diventata. L’ombra ammira ma non può essere ammirata, non più. E cosa avrà mai commesso per meritare una simile dissolvenza? L’ombra non ricorda.
Ricordare è importante, aiuta a non commettere gli stessi errori, ma ad essa la memoria non serve più, non potrà commettere più nulla.
L’ombra schernisce perché non può essere schernita, l’ombra addita perché non può essere additata. Le cattive abitudini invece rimangono.

L’ombra non può chiudere con il passato anche se non lo ricorda, l’ombra deve vedere il futuro anche se non lo può vivere. Se ci pensate non è molto diversa da chi non è un’ombra, solo che di lei non te ne accorgi.
Se fosse un faro in mezzo alla notte, penseresti al carico di una nave in arrivo. Se fosse il sole rovente, penseresti alla sabbia fine in mezzo alle dita. Se fosse una candela, penseresti al cibo e (forse) a chi hai davanti.
L’ombra s’insinua tra i tuoi pensieri e li separa, uno ad uno, e li evidenzia e li seziona. Tu invece li tieni lì, confusi nel loro ordine, ordinati nella loro oscurità anche se oscuri nella loro interezza.
La bellezza dell’ombra sta nei contorni lassi, l’utilità dell’ombra risiede nella tua coscienza ed il suo inizio non coincide esattamente con la tua fine. Sembra molto antica, l’ombra, ma ha la tua età. Sembra molto diversa, l’ombra, ma è identica a te. Sembra reale, l’ombra, ed è tutto ciò che è.
Nasce tutte le mattine ma muore tutte le sere, è dipendente ma ha due capi.  Non prende decisioni e non si butta, non agisce seguendo l’istinto ma qualcosa segue.
È dura essere l’ombra di chi eri.

Giacomo Notaro