La favola di un Onesto Italiano

Vi voglio raccontare una storia, o meglio una favola, non corrisponde alla realtà, ricordatelo. Non sono reali i personaggi, non sono reali i luoghi, nulla di tutto ciò è reale. La storia inizia… anzi no ! È chiaro come debba iniziare una favola…
C’era una volta un signore, il signor Onesto. Egli era basso e ricurvo essendo abituato a tenere la testa china ed a non nutrire alcuna ambizione personale, che gli era impedita dalla peculiare conformazione della società nella quale viveva. Emarginato a causa del suo assurdo comportamento, non rispettava i condivisibili canoni sociali e perseverava nel vivere una vita retta e generosa. Non si capisce per quale motivo egli continuasse a rispettare le code, a compilare con puntualità i moduli ed a seguire le regole imposte, sebbene fosse stato più volte rimproverato e perfino incarcerato.
Ovviamente gli fu impedito l’accesso alle cariche pubbliche; non avendo mai rubato dalle casse del paese e, non essendo mai stato corrotto, non era fornito dell’esperienza politica necessaria e sarebbe risultato nocivo per l’intero sistema statale. Il suo nome non lo ricordo, potrei dire Alessandro o Giuseppe, non farebbe alcuna differenza, quindi lo chiamerò Italiano. Un nome che mi è sempre piaciuto.
Dicevo… il signor Onesto Italiano viveva in condizioni disprezzabili, condizioni che peraltro meritava dati i suoi comportamenti disdicevoli. Egli non seguiva le mode dell’epoca e per di più credeva nei propri ideali. Ciò che è peggio non li modificava mai a seconda di chi deteneva il potere, costume molto in voga all’epoca.
Italiano lavorava presso un ufficio pubblico come impiegato, prima che fosse licenziato con motivazioni validissime. I ministri dell’epoca tra un inciucio e un insulto nei talk show televisivi si erano occupati personalmente del caso collocando prontamente un proprio parente al suo posto, certi del fatto che per genetica il neoassunto avrebbe svolto con efficacia il ruolo assegnatogli. Il signor Onesto contestava senza ragione le riforme statali necessarie a rinvigorire la sempre troppo scarna burocrazia del paese. Per fortuna le sue contestazioni rimanevano impantanate in uno dei tanti uffici “per le lamentele inutili” creati appositamente per queste occasioni in modo tale da non far perdere agli impegnati deputati tempo prezioso. Questi ultimi imbastivano immensi affari per il bene pubblico ricavandoci soltanto un piccolo guadagno, assolutamente meritato. Costui sosteneva inoltre, e in questo si riconosce chiaramente la sua follia, che l’istruzione dovesse godere di fondi quasi illimitati, dimenticando forse la politica assennata dei governanti che tendevano a sollevare le giovani generazioni dal peso gravoso della cultura e dell’informazione.
Le persone malvagie, si sa, finiscono male e il signor Onesto non fece eccezione. Finì infatti la propria esistenza nella povertà più assoluta fino a morire di stenti. L’ultima cosa da riferire sul suo conto è che egli era anche un assiduo sportivo e partecipava a numerose competizioni. È superfluo ricordare che la legge proibiva a coloro che non facevano uso di doping di vincere, quindi l’Italiano Onesto non vinceva mai.

“Vertù contra furore
prenderà l’arme, e fia ‘l combatter corto:
ché l’antiquo valore
ne l’italici cor’ non è ancor morto.”

Giacomo Notaro