Il mio sproloquio sull’integrazione

Vorrei portarvi con me in un ragionamento personale, del quale mi assumo tutte le responsabilità intellettuali, spero mi vogliate seguire.
Da che mondo è mondo nessuna situazione geopolitica, nessuna area del mondo è mai rimasta stabile a lungo. Per fare un po’ di accademia potrei citare Eraclito, “tutto scorre”.
In questo senso il lavoro tenace, e alle volte utile, di coloro che si definiscono “conservatori” sembra un po’ antistorico, anche se spesso fornisce un contrappeso necessario alle spinte rivoluzionarie.
Per questo i muri e i totalitarismi non hanno mai funzionato per più di qualche decennio, prima o poi entrambi tendono a cadere. Per questo i flussi migratori sono inarrestabili. Cercare di fermare una marea umana è come cercare di fermare l’acqua; alla prima breccia utile la pressione prevarrà.

L’immigrazione è quindi un dato di fatto, è questione di fisica. Le persone sono soggette al principio dei vasi comunicanti e, per quanto esposto prima, i vasi saranno sempre comunicanti.
Viviamo in un tempo nel quale il principale flusso migratorio è rappresentato dalla disperata fuga dei popoli Mediorientali e Africani dal loro territorio verso l’Europa, ma le affermazioni che sto per fare sono valide in qualsiasi tempo e in qualsiasi luogo.
La prima affermazione è che gli uomini sono della stessa specie, di qualsiasi cultura essi siano portatori. Questo significa che essi sono “perfettamente miscibili”.
La seconda affermazione è di carattere fisico ed empirico: ogni situazione squilibrata tende ad equilibrarsi. Mi spiego meglio. Pensate ad un bicchiere d’acqua limpida nel quale si versa una goccia d’inchiostro, è logico pensare che all’inizio le due sostanze siano distinguibili, ma alla fine l’acqua si sarà ingrigita e le due sostanze saranno perfettamente miscelate.
Un altro piolo del mio ragionamento è che nessuna cultura è migliore di un’altra, ma definisco “ricchezza” di una cultura la capacità di assimilare altre culture. Le culture fondendosi si arricchiscono.
Infine con gravità affermo che anche se un popolo occupa un territorio per molto tempo, esso non potrà mai essere considerato di sua perpetua proprietà, purtroppo o per fortuna. Questa è una verità storica.

Date queste premesse io penso che la cultura “Occidentale-Cristiana” e quella “Arabo-Islamica” finiranno per fondersi in Europa. Attenzione, non parlo di religione ma parlo di cultura.  Noi penseremo alle cose del mondo, alla “rerum natura”, un po’ più “alla araba” e loro penseranno un po’ più alla maniera occidentale. Non voglio dire che una cultura “invaderà” l’altra, questo processo porterà lentamente all’abitudine ed al rispetto reciproco naturale. Dal punto di vista storico questo arricchirà entrambe le culture e le riassumerà in una cultura Arabo-Occidentale. Questo fatto è ed è sempre stato inevitabile ed indipendente dalle politiche dei paesi interessati, che possono soltanto ritardare questa assimilazione.  Secondo le mie ipotesi questa fusione sarà alla fine positiva ma non posso prevedere quanto tempo e quanta violenza potrebbe purtroppo provocare. Con questo ragionamento non voglio in alcun modo giustificare le violenze che recentemente hanno colpito la mia città preferita sulla terra. Io parlo degli uomini, quelle sono bestie.

Per dare sostegno a questo mio ragionamento, che potrebbe risultare profetico-sconclusionato, potrei parlare a lungo di ciò che è già accaduto ma fornirò solo alcuni spunti storici. Il Popolo romano, ad esempio, nacque dalla fusione di popolazioni latine che dopo essersi a lungo combattute si sono assimilate, volenti o nolenti. Conquistate o aggregate tramite patti e accordi. Gli italiani emigrati in America hanno portato estro e fantasia.
Senza gli arabi non avremmo i numeri e senza i filosofi dell’asia minore non avremmo il pensiero moderno. Senza gli antenati di coloro che vivono in Iraq e Siria non avremmo mai avuto la civiltà.
La nostra cultura e i nostri valori sono il risultato di tutte queste (e molte altre) influenze di culture diverse.

Oggigiorno i giovani di tutto il mondo condividono moltissimi valori, perché ci spaventa tanto poter imparare qualcosa da una delle culture più antiche del mondo?
Ci spaventa guardare nell’abisso di ciò che non conosciamo e ci spaventa il prezzo che dovremo pagare, di dover “sporcare” la purezza della nostra cultura occidentale. Questo è semplicemente assurdo! La nostra cultura non è “pura” tutto ciò che la rende così importante per noi sta proprio nelle sue impurezze, nelle sue sporcizie; è come una variopinta palla di pongo fatta di pezzi di diversi colori, è come il vestito di Arlecchino.
Abbiamo paura di dover tagliare il nostro abito per poterlo ricucire in maniera diversa ma fidatevi, ne varrà la pena.

 

Giacomo Notaro