Allontanarsi dalla linea gialla

 

DING DING DING DING
L’assordante rumore della campanella della stazione squarciò la fresca aria sonnolenta del mattino.
“ATTENZIONE! TRENO IN ARRIVO AL BINARIO 2, ALLONTANARSI DALLA LINEA GIALLA!”

Era il primo annuncio, il treno sarebbe arrivato da lì a dieci minuti. Sempre la solita stupida voce robotica, non mi muoverò di un centimetro.
Due pettegole ciarlavano del nulla. “Mio figlio si è trasferito in spagna sai?”, stava dicendo la prima oca giuliva con tono cantilenante. L’altra le faceva eco con decisi cenni di approvazione. Che donne irritanti.
Farò due passi verso la linea gialla. Non mi faccio comandare da niente e nessuno io! Voci robotiche incluse.
Due passi dopo, la punta del mio piede sfiorava già quel malefico confine. “Ieri ho chiuso l’affare della vita, quel povero fesso alla fine ha firmato il contratto, non aveva scelta!”. L’uomo in giacca e cravatta odorava fin troppo di dopobarba, la faccia spigolosa era contratta in quella che aveva tutta l’aria di essere un’espressione di soddisfazione.
Ipocrita arrivista. Per te faccio altri tre passi verso i binari, sei uno stereotipo letterario uscito dalla penna di uno svogliato! Altro che abile venditore, è facile truffare un beone.
La mia ribellione era partita, ormai avevo superato la linea gialla. Ero oltre il confine. Al di là delle convenzioni sociali.

“ATTENZIONE! TRENO IN ARRIVO AL BINARIO 2, ALLONTANARSI DALLA LINEA GIALLA!”


Ecco il secondo avviso. Ancora quel suono.
Ormai ero oltre la linea gialla, che voleva dire allontanarsi? Volevo andare avanti. Atterrare sui binari. Come Amstrong sulla luna. È il fascino dell’ignoto, lo stimolo del divieto. Irresistibile.

“ATTENZIONE! È VIETATO ATTRAVERSARE I BINARI!

Quell’annuncio era per me? Non credo, è di routine.
Adesso ero al centro del palco. L’attenzione tutta su di me.
Si va in scena.

Il treno intanto si affacciava, rallentando. Si sentì uno schianto, poi delle urla.

Che succede? Cos’è sto casino? Pensai mentre risalivo sul bordo del sesto binario, dal quale ero appena sceso. Non avevo capito nulla perché ero intento a convincere un pubblico ufficiale della bontà delle mie intenzioni, delle convenzioni sociali, dell’uomo sulla luna e di tutto il resto.
Non mi credette ma, mentre la polizia ferroviaria mi portava via, riuscii a sentire distintamente le pettegole.
Che follia guidare ancora mezzi addormentati e tamponarsi in quel modo nel parcheggio!”.
Seguirono altri decisi cenni di approvazione.

Giacomo Notaro